venerdì 8 novembre 2013

Emergenza acqua a Bari Vecchia, una soluzione è possibile

[Gazzetta del Mezzogiorno ed. Bari 04/11/2013]

Negli ultimi anni si sono succedute amministrazioni comunali di Destra e di Sinistra ma l’emergenza acqua a Bari Vecchia non è mai stata risolta. La situazione è talmente grave che persino al piano terra di molte palazzine del quartiere l’acqua che esce dai rubinetti è insufficiente per dissetare un’intera famiglia. In moltissime abitazioni l’acqua non è disponibile dalle 7 del mattino fino alle 24, ritorna la notte ma durante il giorno c’è chi si approvvigiona dalle fontane pubbliche per sopravvivere alla sete e per garantirsi il minimo indispensabile per l’igiene personale e per l’uso domestico. Da sempre tale situazione è un martirio per la popolazione del Borgo antico. Qualcosa incominciò a cambiare nel 2000 quando una protesta popolare convinse i responsabili dell’Acquedotto a promettere la realizzazione di un by-pass idrico e di una maxi cisterna che dal Porto della Città avrebbe dovuto trasportare l’acqua nella città vecchia.

Eppure, oggi, l’Aqp respinge tutte le accuse dei residenti additando la mancanza dell’acqua all’assenza di autoclavi nelle abitazioni: “Nella città vecchia l’erogazione è normale, almeno fino ai contatori, che è il limite di nostra competenza – spiegava a marzo Vito Palumbo, addetto stampa dell’ente – e spetta ai proprietari delle palazzine far installare al piano terra pompe di spinta capaci di trasportare acqua potabile ai piani più alti. In base alla carta dei servizi al cittadino siamo tenuti ad erogare l’acqua ad una pressione minima di 0,5 atmosfere, e questa pressione è quotidianamente rispettata.

Secondo i funzionari dell’AQP la soluzione al problema è quella di installare le autoclavi, ma, con una pressione così bassa, coloro che le hanno già collocate sui terrazzi delle proprie case lamentano il fatto di non riuscirle neppure a riempire. La proposta dell’AQP non ci sembra molto distante dalla posizione del Sindaco Simeone di Cagno Abbrescia quando, nel 2003, all’emergenza acqua nella città vecchia rispondeva ignave con un secco “montate le autoclavi”, come se la questione della pressione non fosse un problema rilevante.

Oggi questa vergognosa situazione è arrivata al massimo della sua sopportazione. L’attuale impianto idrico è obsoleto e la percentuale di perdita d’acqua è alta, ma sarebbe maggiore se aumentasse la pressione in quanto le tubature sono vecchie e strette. Una vera e propria disgrazia sia per i residenti, che per un’area dal forte impatto turistico.

Da anni si discute sempre dello stesso problema ma la soluzione politica all’emergenza acqua a Bari Vecchia si deve tradurre in rifare tutto l´impianto per una nuova tubazione o costruire la maxi cisterna, così come era prevista dal progetto del 2000, nel Porto della Città. In ogni caso devono essere i cittadini ad avere l'ultima parola affinché si smetta di delegare la sorte del proprio territorio a politici di professione. L'acqua è un bene comune e che siano di Destra o di Sinistra, i mantenuti dalla politica devono smetterla di offendere l’intelligenza dei baresi della Città Vecchia. Le autoclavi servono per un discorso di riserva, ma non risolvono il problema idrico che impedisce di riempirle. 

Fabio Leli
Attivista MoVimento 5 Stelle Bari


1 commento:

  1. L'autoclave serve a poco, se l'impianto è sottodimensionato.
    Per semplificare: se un ramo di tubazione dell'acquedotto è stata progettata per servire due palazzine di 5 piani ciascuna, con un appartamento per piano, avrà una portata disponibile nelle ore di punta (carico di progetto) pari al soddisfacimento di 10 famiglie, quindi immaginiamo mediamente 40 persone.
    Se l'urbanistica si modifica, e quel ramo di acquedotto deve servire altre due palazzine (perché per esempio il ramo che serviva un'altra via è guasto e l'acqua viene "dirottata" su un altro percorso della rete; oppure perché invece di 10 famiglie se ne ritrovano 20, occupanti magari ambienti progettati come "non abitabili"), la portata disponibile, che è sempre quella (perché così è stato progettato l'acquedotto all'epoca, commettendo magari una falsa stima sulla crescita demografica, o non installando preventivamente dei dissipatori di carico piezometrico da "allentare" man mano che aumentava la richiesta), non basta più! Se hai bisogno di 1 litro ma te ne arrivano 0,3 cl, hai voglia a mettere autoclavi, sempre 0,3 cl arrivano!

    Quindi in sostanza deve intervenire l'acquedotto, correggendo gli errori di una errata progettazione dell'impianto, ovvero di una stima sbagliata della crescita demografica in un dato quartiere: l'ingegneria si deve talvolta sposare con altre discipline per produrre risultati sostenibili e proattivi, in questo caso, con la sociologia. Bari si è mai occupata di consultare sociologi per garantire ai cittadini una vita agevole?

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